Guardiamo qualche numero. Da inizio anno a oggi, come rileva Carlo Soricelli, le lavoratrici e i lavoratori morti per infortunio nei luoghi di lavoro sono 313 che diventano almeno 415 se si tengono in conto i decessi in itinere.
Se raffrontiamo questo dato con gli anni precedenti si può capire come la situazione sia drammatica, nonostante un calo rispetto al disastroso anno 2024. Questo avviene a dispetto da qualche notizia che, prendendo acriticamente i dati delle denunce a INAIL, sottovaluta la situazione presentandola come stabile, addirittura migliore, comunque inevitabile.
Nella tabella sottostante si riportano i dati dei morti per infortunio nei luoghi di lavoro (escluso itinere) diffusi dall’Osservatorio nazionale morti sul lavoro curato da Carlo Soricelli. Bisogna sapere che oltre a questi numeri ce ne sono altri che aggravano, e di molto, la situazione. Sono quelli degli infortuni sul lavoro, di chi sopravvive ma si ritrova gravemente invalido, di chi si ammala e muore a causa di fatica, di malattie professionali, di condizioni di lavoro insostenibili e inaccettabili.
anno | 2015 | 2016 | 2017 | 2018 | 2019 | 2020* | 2012 | 2022 | 2023 | 2024 | 2025 |
morti da inizio anno | 187 | 191 | 197 | 205 | 209 | 147 | 184 | 204 | 231 | 337 | 313 |
*sono esclusi i decessi a causa COVID-19
Come si può notare, l’aumento è evidente, inequivocabile.
Evidentemente manca la volontà di limitare il massacro di lavoratrici e lavoratori. Il primo diritto costituzionale (quello a un lavoro garantito, sicuro e giustamente retribuito) viene, di fatto, cancellato sostituendolo con il vero scopo del sistema capitalista nel quale siamo immersi: garantire l’accumulo della ricchezza nelle mani, nelle tasche, nei conti in banca di una minoranza di persone.
Non facciamoci prendere in giro, una giornata all’anno dedicata alla salute e sicurezza sul lavoro non ha nessun significato se non si agisce concretamente per un cambiamento radicale di sistema che riconsegni a chi lavora i diritti negati e quelli cancellati da pessime leggi come il Jobs Act, la liberalizzazione selvaggia di appalti e subappalti a cascata, le norme che favoriscono la precarietà, salari insufficienti a vivere in maniera decorosa, la mancanza di sicurezza nel lavoro, la crescita della povertà.
Per questo cambiamento non è possibile restare alla finestra e aspettare qualche regalo da parte di chi comanda, bisogna riconquistare una coscienza che ci permetta di lottare e di costruire un progetto che lo permetta.
Non ci possono essere alternative, l’obiettivo è lavorare tutti, meglio, meno e in sicurezza. In poche parole, trasformare questo sistema spaventoso e opprimente che toglie le risorse necessarie a garantire il diritto al lavoro, alla salute, all’istruzione, alla casa per il riarmo, per preparare le guerre (“ai popoli di fuori e ai poveri di dentro”) e l’arricchimento di pochi privilegiati.
Andando a votare e votando Sì ai 5 referendum del 8 e 9 giugno prossimi su lavoro e cittadinanza, abbiamo la possibilità fare un passo avanti e dare concretezza e maggiore forza a quel “cantiere unitario per i diritti di chi lavora” con il quale costruire un progetto di reale trasformazione della società che permetta di conquistare per ognuno il diritto alla pace, al lavoro, alla giustizia, alla solidarietà.