Dobbiamo imparare a non dimenticare…

… che un anno fa nella centrale idroelettrica Enel Green Power di Bargi 7 lavoratori morirono a causa di un “incidente”. I loro nomi: Paolo Casiraghi, Alessandro D’Andrea, Vincenzo Franchina, Vincenzo Garzillo, Mario Pisani, Adriano Scandellari e Pavel Petronel Tanase. È passato un anno e un silenzio soffocante avvolge questa strage e altri “omicidi sul lavoro”.

… che nel nostro Paese ci si ammala, ci si infortuna, si resta invalidi, si muore sul lavoro. Com’è successo ieri in vari luoghi d’Italia dove sono morte 7 persone. E chi è che informa realisticamente di tutto questo? I politicanti che affollano le istituzioni? I giornali nazionali che relegano le notizie nelle pagine interne? I tanti tuttologi che frequentano le trasmissioni televisive? Nessuno di questi, forse per non disturbare. Solo l’Osservatorio nazionale morti sul lavoro curato da Carlo Soricelli ci segnala che da inizio anno sono morti 258 lavoratori per infortunio nei luoghi di lavoro, senza contare i decessi in itinere, e che i dati divulgati da INAIL ne mostrano decine e decine di meno perché considerano solo i decessi relativi alle denunce arrivate all’Istituto.

… che nel nostro Paese il potere di acquisto di chi lavora è calato dal 2008 e i salari sono spesso così bassi da spingere nella povertà centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori.

… che se è vero che l’occupazione aumenta, questa è precaria, intermittente, mal retribuita tanto che le ore effettive di lavoro non crescono affatto, anzi, la cassa integrazione, i licenziamenti e le chiusure delle attività produttive aumentano e tanto.

… che la sanità, l’istruzione, la casa non sono più diritti ma privilegi ai quali possono accedere solo e prevalentemente i più ricchi.

… che lo sfruttamento delle persone e dell’ambiente, la cancellazione di interi popoli siano diventate “normalità” e considerate dal pensiero unico trionfante inevitabili se non giuste.

… che, a fronte di una povertà crescente e diffusa, i 74 miliardari italiani possiedono capitali personali che complessivamente sono stimati in 339 miliardi di dollari e che non si può parlare di una patrimoniale su tali ricchezze senza essere considerati pericolosi estremisti.

… che se i soldi non ci sono per garantire pensioni decorose, salute, il diritto costituzionale a un lavoro migliore, meno faticoso, sicuro e giustamente retribuito, se ne trovano decine e decine di miliardi per quel riarmo che serve a preparare le guerre prossime venture.

E si potrebbe continuare descrivendo lo scenario che ci troviamo davanti e che dimostra quanto sia spaventoso il sistema nel quale viviamo, un sistema che deve essere cambiato dalle radici, dalle fondamenta.

L’8 e il 9 giugno andiamo tutte e tutti a votare Sì nei 5 referendum sul lavoro e la cittadinanza, partecipiamo ai comitati unitari che stanno nascendo in tutto il Paese, riprendiamoci il diritto a essere protagonisti di un profondo cambiamento per riconquistare i diritti che ci sono stati tolti, per conquistarne di nuovi, per un benessere collettivo.

Iniziamo da questo importante appuntamento e sviluppiamo un grande fronte unitario di lotta, un cantiere per i diritti, che ci permetta di contrastare il declino sociale e democratico che il potere attuale ci impone.

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