di Giorgio Langella e Dennis Klapwijk, Coordinamento regionale PCI Veneto
Gli organi di informazione sono pieni di “quello che fa notizia”. Forniscono ai lettori e agli spettatori quello che loro presumono essi vogliano sapere. Altre notizie sono relegate in “luoghi segreti” della stampa, dei siti internet, delle televisioni. Si devono cercare e si riesce a trovarle con difficoltà. Sembra che sia meglio non vengano portate a conoscenza dell’opinione pubblica. È molto meglio che vengano ignorate e restino sconosciute.
Si riportano le notizie, più o meno verificate, e si discute, giustamente, di temi importanti. Del terrorismo che semina morte, delle “invasioni” di donne e uomini (e di bambine e bambini) che scappano dalle guerre e dalla fame che noi abbiamo provocato. Ma allo stesso tempo si dà medesimo, ampio risalto alle vicende di personaggi che tirano calci a un pallone e passano da una squadra all’altra e si dibatte di come lo scandalo non siano le decine e decine di milioni di euro dell’operazione, ma il fatto che tradiscono “la maglia”. E mentre si vuole convincere l’opinione pubblica con “dotte disquisizioni” (fatte, abitualmente, a sproposito) sulla necessità di approvare le riforme che dovrebbero salvare il paese da qualsiasi disgrazia evidenziandone non tanto i contenuti ma la propaganda fatta di slogan che non spiegano nulla, allo stesso tempo si informano i lettori del premio per “l’adozione di cani e gatti adulti” dato dalla presidente della Camera alla lega antivivisezione e ai sindacati dei pensionati di CGIL, CISL e UIL. Notizie più o meno importanti che stimolano l’attenzione (e, spesso, la noia) in chi legge o ascolta.
Così, mentre si scrive e si discute di tutto questo, nel nostro bellissimo paese, si tace su come il lavoro (che dovrebbe essere il primo diritto costituzionale) sia sempre più insicuro e precario. E che sia diventato, per troppi lavoratori, una chimera sempre più nebulosa, inesistente. Al contempo si sorvola sul fatto di una crescita abnorme della miseria. Al massimo due righe subito cancellate da eventi che si ritengono più importanti. Sembra che quelle del lavoro e della indigenza siano diventate, nel nostro bellissimo paese, notizie di poco conto. Invece si continua a morire di lavoro e per il lavoro, la povertà cresce, la “forbice” tra i pochi ricchi e i tanti poveri continua a divaricare le sue lame. Sono, questi, problemi enormi, anzi “i problemi”, la cui soluzione dovrebbe essere prioritaria soprattutto per chi si sia assunto o abbia ricevuto l’incarico di dirigere il paese. Purtroppo non è così. Pochi ne parlano e meno ne scrivono. C’è solo qualche notiziola che sparisce subito, soffocata dalle altre questioni ritenute più importanti. Si fanno dotte analisi su notizie drammatiche che incutono paura in chi legge e ascolta facendo si che la solidarietà sparisca un poco alla volta, lentamente, vinta dall’individualismo, dalla rassegnazione e dalla paura. E, contemporaneamente, si pubblicano notizie leggere, spesso futili che aiutano a non pensare alle tragedie che incutono un terrore devastante.
E, allora, io accuso.
Accuso il governo che tace sulle morti bianche e che sforna leggi che favoriscono lo sfruttamento di chi vive del proprio lavoro. Accuso il governo che ci fa credere che tutto vada bene, che la crisi sia dietro le spalle, che abbiamo di fronte un futuro radioso. Accuso il governo che fa di tutto per salvare banche e banchieri che hanno truffato i cittadini, che impone leggi che salvaguardano chi ha rubato denaro alla collettività. Accuso quei parlamentari eletti e nominati che hanno dato sempre la fiducia al governo. Li accuso uno per uno, chi l’ha fatto in buona fede e chi ha chinato la testa di fronte a qualsiasi imposizione per mantenersi la poltrona. Io accuso chi ha votato leggi inique che stanno distruggendo futuro di milioni di cittadini, chi le sostiene senza spiegarle. Accuso chi sta distruggendo la Costituzione del 1948 fondata sul lavoro, chi ha inserito in Costituzione la norma del pareggio di bilancio che impedisce, di fatto, di attuare i principi fondamentali della prima legge dello stato. E accuso i mezzi di informazione che tacciono, che nascondono le notizie, che sembrano solerti distributori di veline compilate da chi detiene il potere. Accuso chi si rassegna di fronte al degrado economico e morale che sta subendo la società nella quale siamo costretti a vivere. Accuso chi ritiene che la normalità sia corrompere ed essere corrotti, non trovare lavoro, lavorare a qualsiasi condizione, non riuscire ad andare in pensione.
Io accuso gli indifferenti, quelli che non vogliono sapere, quelli che chiudono gli occhi. Accuso chi si gira dall’altra parte di fronte alla realtà. Perché la realtà è ben diversa dai sorrisi di Renzi o della Boschi. La realtà ci racconta di una guerra che miete centinaia di vittime ogni anno. Una guerra che si sviluppa nelle fabbriche, negli uffici, nei terreni agricoli. La realtà ci grida che lo sfruttamento – che si pensava potesse essere sconfitto definitivamente grazie alle grandi lotte sostenute dal movimento dei lavoratori nel secondo dopoguerra – sta raggiungendo livelli insopportabili. Sfruttamento che viene incentivato con la progressiva, cancellazione di ogni diritto e qualsiasi legalità, e che riporta la situazione del nostro paese a condizioni tipiche dell’ottocento.
La realtà è questa:
Le condizioni della sicurezza nel lavoro.
- Da inizio anno ci sono state 363 persone morte a causa di infortuni sul lavoro. Sono oltre 780 se si considera chi è morto sulla strada o in itinere. Solo in Veneto ci sono stati 32 infortuni mortali. In quella che è una tragica “classifica” il Veneto segue la Campania (38 morti) e l’Emilia-Romagna (37 morti) e la provincia di Vicenza, che conta 11 decessi, viene superata solo da Napoli con 14 morti e da Brescia dove i caduti sul lavoro sono 12.
- Tra gennaio e maggio di quest’anno sono stati denunciati, in tutto il territorio nazionale, 27.514 casi di malattia professionale. Risultano essere 1.349 in più rispetto allo stesso periodo del 2015. Senza contare che, a causa dell’amianto, ogni anno si contano circa 4.000 morti e che altri decessi dovuti a tumori causati da lavorazioni pericolose e manipolazione di materiali tossici vengono spesso nascosti, non considerati, ritenuti “naturali” nei processi produttivi. Una specie di sacrificio collettivo da pagare al “dio mercato” e al profitto individuale. Il silenzio che copre il caso della Marlane-Marzotto di Praia a Mare, con la morte di oltre cento lavoratori, è un esempio eclatante.
Lo sfruttamento imposto a chi vive del proprio lavoro (l’uso dei voucher).
- Nei primi cinque mesi del 2016, a livello nazionale, sono stati utilizzati 56.701.714 voucher con un aumento del 43% rispetto ai 39.661.473 del 2015. In Veneto l’aumento è del 37,1% passando dai 5.341.230 del periodo gennaio-maggio del 2015 ai 7.324.559 del 2016.
La povertà in Italia.
- Nel 2015 l’ISTAT stima che 1.582.000 famiglie residenti in Italia siano in condizione di povertà assoluta. Questo numero, che corrisponde a 4.598.000 individui, è il più alto registrato dal 2005 a oggi.
- A suffragare questa situazione di aumento della povertà, il Censis informa che, nel 2016, mentre le spese sanitarie sono cresciute, 11 milioni cittadini hanno dovuto rinviare o rinunciare alle cure mediche a causa di difficoltà economiche. In pratica il diritto alla salute viene garantito solo a chi ha i mezzi finanziari per poterseli permettere.
Questi pochi numeri, ai quali raramente si dà risalto, descrivono quella che è diventata la realtà del nostro paese. Un paese bellissimo ma devastato da una classe dirigente che ha rinunciato a guardare al futuro con gli occhi del progresso e che vuole farci credere che la “modernità” significhi il ritorno a condizioni di vita, di lavoro e di indigenza che si vivevano nel diciannovesimo secolo. Lorsignori vogliono consolidare il loro potere modificando la struttura dello Stato in senso autoritario, azzerando la Costituzione e approvando una legge elettorale che, di fatto, consentirà a una minoranza oligarchica di assumere e detenere il comando per lungo tempo. Non sanno governare ma vogliono comandare. Lo pretendono ed è per questo che scrivono, in maniera incomprensibile e ambigua, leggi che permetteranno interpretazioni per garantirsi privilegi ed ottenere profitti e ricchezze individuali spropositate. Ed è per mantenere il comando che le fanno approvare da un insieme di “onorevoli” che occupano il parlamento grazie a una legge elettorale dichiarata incostituzionale nelle norme che hanno permesso la loro elezione.
Per tutto questo io accuso chi vuole trasformare la Costituzione nata dalla Resistenza in carta straccia.
E, ancora, accuso i potenti e chi si china di fronte a loro di essere colpevoli di distruggere la nostra democrazia fondata sul lavoro. Un lavoro garantito, sicuro, giustamente retribuito.
Infine, accuso chi non sa o non vuole scegliere tra socialismo e barbarie.